I Poeti del Piano Solo: il programma della IV edizione
Torna per il quarto anno consecutivo I Poeti del Piano Solo, il festival totalmente dedicato al recital di piano solo, organizzato da Musicus Concentus in collaborazione con l’Associazione Something Like This e con la direzione artistica del pianista Stefano Maurizi e di Fernando Fanutti, presidente del Musicus Concentus.
I Poeti del Piano Solo è un viaggio alla scoperta dei migliori talenti internazionali, che vedrà esibirsi in Sala Vanni e al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze tre assoluti maestri dello strumento.
28/09 – Yaron Herman – Museo dell’Opera del Duomo di Firenze
Prenotazione obbligatoria da lunedì 25 settembre a questo link:
https://duomo.firenze.it/it/eventi/9614/yaron-herman-in-concerto-al-museo-dell-opera-del-duomo
Pianista e compositore di livello mondiale, Yaron Herman è ampiamente considerato come uno dei principali musicisti della sua generazione. Nonostante la sua giovane età ha presieduto la giuria del Montreux Jazz Festival Competition, è stato protagonista di trasmissioni televisive in 39 paesi diversi, ha raccolto numerosi premi in tutto il mondo ed è stato il primo pianista jazz a suonare nella Città Proibita di Pechino.
Con un background di musica tradizionale ebraica e la tradizione della musica europea, un breve periodo al Berklee College School of Music e la sua attuale presenza nella scena musicale parigina, Yaron Herman ha sviluppato uno stile senza precedenti di composizioni in tempo reale e improvvisazioni selvagge che culminano in una forma giocosa, cinematografica e sorprendente.
Alma, il suo nuovo progetto solista, recentemente pubblicato da Naïve Records, rappresenta un ulteriore salto di qualità: un’istantanea sbalorditiva del presente e, allo stesso tempo, uno specchio ricco del suo passato.
29/09 – Nik Bärtsch – Sala Vanni (Firenze)
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Nik Bärtsch è uno dei più originali e innovativi esponenti dell’attuale jazz di marca europea. La sua musica, che lo stesso autore definisce ‘Ritual Groove Music’, mostra una forte affinità con le architetture spaziali organizzate e con i principi di ripetizione e riduzione, oltre che con le ritmiche complesse. È un distillato del suono universale e non di una singola tradizione nazionale o stilistica, e si modifica continuamente attraverso sovrapposizioni, indirizzando l’attenzione dell’ascoltatore verso le variazioni minime e il fraseggio.
Nato a Zurigo nel 1971, Nik Bärtsch inizia da giovanissimo come batterista, per poi proseguire con lo studio del pianoforte, della filosofia e della linguistica, rivolgendosi poi verso varie discipline del corpo e filosofie orientali. Questa ricerca eclettica si esprime anche attraverso i suoi due principali progetti musicali, Ronin e Mobile. Il suo album più recente, Entendre, si muove tra le sonorità pure del pianoforte acustico facendo tesoro della lezione minimalista, alternando melodie cantabili a momenti più ipnotici. Il tutto sempre in un contesto di grande profondità e fascino.
30/09 – Isfar Sarabski – Sala Vanni (Firenze)
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Nato nel 1989 a Baku, Azerbaijan, Isfar Sarabski si è formato presso il celebre Berklee College of Music di Boston per poi vincere nel 2009 la Solo Piano Competition del Montreux Jazz Festival e aggiudicarsi, l’anno dopo, l’Honorary Artist of Azerbaijan e lo Zirva State Prize. Pronipote del cantante Huseyngulu Sarabski, figura leggendaria della musica azera, Isfar ha firmato il suo debutto discografico nel 2021 con Planet, specchio di un’idea eclettica del jazz, dove il linguaggio di derivazione afroamericana si mescola con esplorazioni elettroniche, echi sinfonici e un pianismo che può rammentare Rachmaninov.
Il suo è un jazz impressionista ricco di riferimenti alla tradizione folcloristica del suo Paese di origine e nel contempo aperto all’esplorazione di paesaggi sonori elettronici. Per lui, infatti, i confini tra i generi non esistono, lo stile musicale del trentenne azero talvolta può essere accostato quello di Brad Mehldau, ma si avventura anche nel classico approccio minimalista. Ha un forte senso della narrazione e dimostra di nutrire un rispetto per la musica tradizionale azera.